...il suo mondo è fatto di silenzi, di
stati emozionali profondi che
gli permettano di tracciare sulle
superfici quei segni che ci
trasmettono il suo modo di fare arte,
la sua sensibilità, la sua esperienza.......
Mauro Mami

La critica - 1999 La Piè

Flavia Bugani

"La Piè" - n°2 1999 articolo critico a cura di Flavia Bugani  
Mano Di Cicco
Spunti per approfondimenti.
«segni, macchie, acqua, momenti, voglia, colore, cose, strappi, memorie, parole, superfici, idee, lavoro, silenzi, emozioni, esperienze, personaggi, valori, ricerche»: Mario Di Cicco è certo tutto questo, come si legge in un pieghevole-invito a una sua mostra, «intrigante» anche per intelligenza e creatività.
I disegni, le chine, gli acquarelli evidenziano questi caratteri, accanto ai quali trionfa un elemento che è distintivo, imprescindibile del nostro artista: il simbolismo, il ricorso cioè a motivi figurativi che assumono un preciso valore contenutistico, in quanto alludono a significati, suggeriscono, sottintendono sentimenti ed idealità che, più o meno consciamente, si intendono trasmettere allo spettatore.
Si consideri la presenza nella sua opera del motivo delle mani. La mano, in primo luogo, è attività, perizia, possibilità e capacità di operare; è lo strumento precipuo dell'homo faber, dell'uomo artefice, che, come nella cultura greco-romana, è un fabbricatore di «cose», d'immagini, che scaturiscono dalla manualità, dall'esperienza, dall'impegno e insieme dal mistero della creatività.
L'esaltazione, dunque, dell 'arte come intrinseca al lavoro e nel contempo all'inventiva è usata da Di Cicco come espressione di (giustamente) orgogliosa autocoscienza ed affermazione del proprio agire.
Numerosi gli altri simboli immediatamente percepibili: il fuoco, la fiamma, che ancorché passione, o purificazione, o illuminazione, mi sembra manifestazione di totale partecipazione emotiva; il labirinto, con le implicite valenze di mistero, iniziazione, segreto, difesa e raggiungimento insieme di un qualcosa che è nascosto, prezioso, sacro (la propria interiorità?); la spirale, che è simbolo cosmico, aspirazione all'infinito, allo spazio siderale a cui alludono i soli e le stelle frequentemente rappresentati in modo diretto o adombrati con sottile magia. La spirale diviene pure serpente attorcigliato alla gamba di una donna, motivo che fornisce l'opportunità di accennare a tutta una produzione di Di Cicco che meriterebbe attenzione ed indagine, quella cioè dedicata all'universo femminile. Si pensi ad esempio ali 'enigmatico disegno in cui soavi volti muliebri decollati sono appoggiati su vassoi, fra rose pienamente fiorite.
È singolare come i vari elementi simbolici si richiamino e si intersechino; nel contempo, è palmare il loro frequente legame con l'antichità classica.
Il rapporto con questa è un altro elemento distintivo di Di Cicco. Può investire direttamente i soggetti
e i motivi decorativi (si pensi all'adozione dei temi di Icaro e delle Grazie, o dell'elemento ornamentale rappresentato dall'onda stilizzata di origine cretese-micenea); può, altresì, riflettersi nello stile, nei canoni, traducendosi nell'ampio e composto respiro formale, nell'armonia delle proporzioni, nel predominio del disegno, nella sapienza plastica. Tale gusto spesso coesiste con un'evidente capacità miniaturistica, intesa sia come abilità nell'eseguire complesse rappresentazioni in spazi piuttosto ridotti, sia come minuzia esecutiva, ricca di notazioni realistiche e con richiami poetici e formali a certa produzione tardo-medioevale.
Tutta la produzione di Di Cicco rivela la predilezione per il disegno, la scelta cioè della linea e del segno per costruire l'immagine e concretizzare la composizione: nel disegnare, grande è la perizia, la «felicità e facilità» della mano. Non mancano acquarelli, rapidi ed immediati nell'esecuzione, come la tecnica richiede, assai sintetici nella struttura e, insieme, evocativi e suggestivi, sottilmente elegiaci. Sempre rimanendo nell'ambito delle caratteristiche tecniche, da non dimenticare l'intensa gamma coloristica (accesi rossi ed arancione, brillanti verdi, profondi blu e turchini) che caratterizza le chine.
Altre ancora sarebbero le direttrici di studio e di approfondimento. Particolarmente interessante, per tutte le implicite relazioni con le dibattute tematiche dell'alte applicata e del rapporto con le arti minori, appare la valutazione dell'attività di Di Cicco come restauratore ed autore di disegni, che poi vengono tradotti in merletti al tombolo. Tali disegni sono particolarmente affascinanti, sia per la ricerca culturale ed ideativa che ad essi è sottesa, sia per la capacità di sintesi della ricerca stessa in un'immagine dalle molteplici valenze, in primo luogo simboliche.
Torniamo, dunque, alla tesi iniziale, all'affermazione cioè della forte carica emblematica costante in Di Cicco. Peraltro, le mani che abilmente e creativamente intrecciano i fili dei fuselli sembrano identificarsi con le mani dell'artista, da lui esaltate, con legittima consapevolezza di sé e del suo «fare».

Flavia Bugani     

 
 

 

 

Venerdì 14 Marzo 2025
Mario Di Cicco
 Pittore - Pittori di Romagna - Pittura 
Pittori di Romagna - Mario Di Cicco